Come si può modificare quell’atteggiamento tipico dell’infanzia che fa storcere il naso di fronte a certi alimenti, tipicamente i più sani? Se l’è chiesto l’Università Kore di Enna che, con il prof. Giovambattista Presti, vicepresidente di Iescum – Istituto europeo per lo studio del comportamento umano -, fa parte del progetto di ricerca sull’alimentazione per le scuole dell’infanzia presentato nel corso di una conferenza stampa a La Spezia, presso la sede della Fondazione Carispezia. Il progetto denominato “Cibo e mindfulness nelle scuole dell’infanzia: diminuire la selettività alimentare in bambini con e senza diagnosi di disturbo dello spettro autistico” ha visto la partecipazione di docenti universitari e specialisti del settore.
Il progetto di ricerca – in collaborazione con l’Istituto di Ricerche farmacologiche Mario Negri di Milano – si è articolato in due annualità e ha avuto come obiettivo la riduzione della selettività alimentare in bambini con e senza diagnosi di disturbo dello spettro autistico, attraverso il confronto di diverse tipologie di intervento finalizzate all’incremento del consumo di frutta e verdura. Il progetto ha visto il coinvolgimento, sul territorio spezzino, di sette scuole comunali, 35 insegnanti, 12 educatori, 18 ausiliari, 17 cuoche, per un totale di circa 450 bambini a cui, nel corso dei mesi, i ricercatori Iescum si sono dedicati al fine di avvicinarli a una alimentazione più sana.
Come? Grazie alla mindfulness, una pratica basata su antiche tradizioni filosofiche orientali di meditazione, giunta poi in Occidente, dove è stata studiata con approccio scientifico. “Si tratta di una forma di attenzione consapevole non giudicante, descritta clinicamente come il risultato dell’integrazione di quattro processi: accettazione, defusione, contatto con il momento presente e sé, inteso come contesto”, ha spiegato Presti, responsabile scientifico del progetto. Gli esercizi di mindfulness proposti agli allievi delle scuole spezzine sono serviti ad avvicinare i bambini a cibi verso i quali avevano sviluppato un rifiuto, guidandoli all’assaggio. Così come certifica la letteratura in materia, grazie a ripetuti assaggi si può, nel tempo, modificare la preferenza personale verso quel determinato cibo e se ne può aumentare il consumo: è quel che è avvenuto nelle scuole coinvolte, grazie a questo progetto.