La Repubblica, Bari – Ritardi infiniti, appalti in proroga, esposti all’Anac (l’Autorità anticorruzione) e uno scaricabarile istituzionale. I lavori per istituire le gare uniche in sanità da oltre 3 miliardi di euro si stanno trasformando in una guerra sotterranea fra InnovaPuglia da una parte e Regione con le Asl dall’altra. Il risultato è che dal 2016 su 22 gare uniche soltanto quattro sono quelle aggiudicate. Per le altre sono state bandite le gare d’appalto, ma ci sono anche casi in cui le gare non sono ancora state indette. E pensare che le gare uniche centralizzate erano una priorità prima per la giunta guidata da Nichi Vendola e ora da quella di Michele Emiliano. Il motivo è chiaro: dal 2015 la Regione ha deciso di avviare gare uniche in sanità.
A InnovaPuglia (la società partecipata dalla Regione che si occupa di programmazione e innovazione) è stato affidato il compito di mettere in piedi tutte le gare d’appalto centralizzate. Ancora oggi ognuna delle Asl pugliesi avvia gare per ogni tipo di bene o servizio.
In molti casi però le aziende sanitarie locali vanno avanti con le proroghe di gare appaltate addirittura anche decine di anni fa. E ciò oltre a determinare violazioni alla concorrenza, costringe le Asl a ottenere beni e servizi a prezzi molto più alti rispetto a quelli che vengono praticati sul mercato.
I risparmi mancati. Le gare uniche invece valgono per tutte le Asl pugliesi (ora ogni gara è regionale, non più Asl per Asl) e hanno il vantaggio di ridurre le proroghe e ottenere risparmi. Le 22 gare uniche da portare a compimento hanno un valore economico, messe insieme, che supera i 3 miliardi di euro. Il problema però è che fino a ora non si sono visti questi effetti positivi perché le gare centralizzate andate in porto sono pochissime. A oggi le gare aggiudicate sono state solo quattro. Sono quella sull’accordo quadro per le attrezzature informatiche, la gara per il security risk pacs, quella sul sistema di diagnostica per immagini e una delle due gare uniche sui farmaci.
Le gare ferme al palo. Tutte le altre gare sono ancora da appaltare. E pensare che ci sono gare d’appalto indette nel 2016 e non ancora concluse: è il caso di quelle per ausili per incontinenza (valore a base d’asta 70 milioni di euro), medicazioni generali, aghi e siringhe, pacemaker e defibrillatori, servizi software per diagnostica per immagini e sistema Edotto, oltre all’accordo quadro per acquisti di attrezzature informatiche. Tutte gare che hanno un valore complessivo di oltre 400 milioni di euro. Stesso discorso per quelle indette nel 2017: stent coronarici, stent vascolari e intracranici, servizi integrati per i rifiuti speciali, servizi di lavanderia e le due gare sui farmaci. Complessivamente sono state bandite gare per un valore di 2,5 miliardi di euro. Ma i risultati sono scarsi per il numero troppo basso di quelle appaltate.
I sospetti e gli esposti. Ci sono poi gare che devono ancora essere bandite e che già fanno discutere. Fra queste c’è la gara per la ristorazione: 300 milioni di euro di valore e durata di sette anni, per una gara che dovrebbe introdurre nelle mense ospedaliere per dipendenti e ricoverati pasti preparati con il metodo cook and chill (un sistema di refrigerazione). I sindacati sono già sulle barricate, però, perché temono che siano a rischio gli oltre mille dipendenti che attualmente lavorano nei centri cottura ospedalieri. E che dire della gara per il lavanolo? Circa 187 milioni di euro per il lavaggio e il noleggio degli indumenti del personale ospedaliero. Ma un consigliere regionale del Movimento 5 Stelle, Mario Conca, denuncia che il prezzo a base d’asta fissato (4,20 euro al giorno per fornitura di biancheria) sia troppo alto rispetto ai prezzi di mercato e ha perciò presentato un esposto alla Autorità anticorruzione.
I tre motivi dei ritardi. Tuttavia negli uffici di InnovaPuglia si giustificano i ritardi con la mancata collaborazione fra istituzioni. È quello che sarebbe successo nelle gare per l’acquisto di farmaci. Si tratta di due gare per un valore di 1,8 miliardi di euro.
«In questo caso – dicono negli uffici – siamo stati lasciati soli. Perché mentre le altre Regioni hanno distaccato farmacisti presso il soggetto aggregatore, noi abbiamo dovuto fare un concorso per assumere in organico un farmacista. È evidente la perdita di tempo. Sarebbe stato più semplice un distacco di un farmacista da un’Asl o dalla stessa Regione». Ma secondo InnovaPuglia alla base dei ritardi ci sono anche le difficoltà delle Asl nel mettere a punto le commissioni giudicatrici per l’analisi delle gare d’appalto. Per non parlare, e questo è il terzo motivo all’origine dei ritardi, della enorme carenza di personale: «A oggi abbiamo 27 addetti nell’unità organizzativa soggetto aggregatore della Regione. Alcuni di questi addetti hanno anche contratti a tempo determinato. In pratica abbiamo lo stesso organico di una singola Area patrimonio di un’Asl, dovendo però svolgere procedure di gara per tutte le Asl della nostra regione».
Il ritorno alle proroghe. Che ci sia un rimpallo di responsabilità sui motivi dei ritardi è ormai chiaro. Lo dimostra anche la replica che ci viene affidata dal direttore dipartimento Salute della Regione Puglia, Giancarlo Ruscitti: «Molte gare sui farmaci sono state bandite, ma non sono ancora partite. Poi ci sono gare non ancora bandite. È quello che abbiamo fatto notare la settimana scorsa nell’incontro avuto con il consiglio di amministrazione di InnovaPuglia. Quanto ai farmacisti – spiega Ruscitti – per motivi di terzietà non è possibile che il soggetto aggregatore faccia ricorso al personale di Asl e Regione. Il nostro interesse è che InnovaPuglia lavori bene, poi sappiamo che a volte i ritardi sono determinati anche da problemi amministrativi, con i ricorsi presentati dalle aziende arrivate seconde o terze in gara». Il risultato di questo scontro però è uno soltanto: il ritorno alle proroghe. Da mesi le Asl pugliesi sono tornate a prorogare appalti scaduti da anni. Alla faccia del risparmio e del rispetto per la concorrenza.
Fonte: La Repubblica Bari