La ristorazione collettiva in ginocchio chiede misure urgenti e strutturali

Temuti almeno 60mila licenziamenti. Nell’85% dei casi personale femminile.

«A fine pandemia ci troveremo con almeno 60mila licenziamenti, riguardanti all’85% dei casi personale femminile – avverte Massimiliano Fabbro, presidente di Anir Confindustria, l’Associazione nazionale delle imprese della ristorazione collettiva – perché le scelte del Governo in tema di smart working nella Pa stravolgeranno per sempre le nostre imprese». Il comparto è stato escluso dalle provvidenze del Dl Sostegni perché le aziende hanno continuato a fornire le loro prestazioni e ora è giunto il momento di chiedere misure urgenti a sostegno.

«Chiediamo misure strutturali che consentano di non cancellare imprese e indotto, e questo attraverso la decontribuzione del lavoro e un intervento legislativo che rende obbligatorio quanto espresso dall’Anac in suo recente parere, aprendo alla rinegoziazione dei contratti d’appalto le cui modalità di esecuzione e costi sono cambiati per effetto della pandemia. Per questa ragione vanno ridiscussi con i committenti» aggiunge Fabbro.

L’associazione propone un “pacchetto mense” con interventi e misure urgenti che possano mettere in sicurezza migliaia di posti di lavoro e i conti delle aziende. Si chiedono robusti interventi di indennizzo e sostegno dei costi fissi e di forme di riduzione e decontribuzione del costo del lavoro, con interventi sul piano economico, che siano in grado di rafforzare tutto il comparto e la struttura patrimoniale delle imprese di ristorazione e delle imprese della filiera. Servono inoltre forti incentivi per la riduzione dei costi, come i canoni di locazione, l’Imu e la bolletta energetica, per la gestione patrimoniale dei beni immobili e degli siti industriali. Per enti locali e Pa si chiedono maggiori stanziamenti anche per la ripresa della didattica in presenza.

Il migliaio di aziende della ristorazione collettiva genera ricavi per 6 miliardi e occupa oltre 150mila addetti, nella stragrande maggioranza (82%) dei casi donne. Nel 2020 il comparto ha perso un miliardo e oltre i due terzi del personale ha usufruito della Cig. Conti in rosso anche nel primo trimestre 2021, con le prime 10 aziende che hanno perso altri 250 milioni.

Fonte: Il Sole 24 Ore