La nostra crescita è legata a due scelte: integrare nel modello di business la sostenibilità come fattore distintivo e adeguare l’offerta all’evoluzione in atto nel facility management, sempre più premiante per le aziende con un’offerta integrata di servizi (dalle pulizie alle manutenzioni)». È lucida l’analisi di Carmine Esposito sul successo dell’azienda napoletana Epm, di cui è consigliere delegato e rappresentante della proprietà. Un’azienda che festeggia la conferma nella classifica Leader della crescita del Sole 24 Ore e di Statista e che costituisce un caso interessante nella categoria sostenibilità. L’impresa, attiva da oltre 30 anni, fattura 35 milioni e ha circa mille dipendenti, per servizi di sanificazione, igienico-sanitari, manutenzione e una miriade di attività collegate alla cura degli edifici e dei loro occupanti (ospedali, scuole, fabbriche, uffici, palazzi pubblici e privati). «Una macrofiliera completa della gestione dei patrimoni immobiliari, che poi si è arricchita con l’ingresso nel settore energetico, sia in termini di produzione (con un impianto idroelettrico attivo e altri quattro in fase di autorizzazione) sia di risparmio energetico», spiega Esposito. Epm è infatti autorizzata a operare come Esco (Energy service company) e può quindi effettuare audit sugli edifici, identificare sprechi, implementare misure per migliorare il profilo energetico (come coibentazioni, interventi sugli infissi e installazione di impianti fotovoltaici e termici). L’obiettivo è far conseguire – e condividere con il cliente – benefici economici (con il taglio delle bollette elettriche fino al 30% e l’emissione di certificati bianchi, emessi dal Gse e trasformabili in denaro). Con gli incentivi di legge attivi e con gli interventi sugli edifici resi necessari anche per limitare la pandemia da Covid-19, il business di Epm sta volando. «Abbiamo presentato diverse proposte di project financing, con un’offerta integrata di servizi per scuole ed enti, che grazie al rinnovamento degli immobili possono anche supportare la trasformazione digitale: un processo assolutamente necessario, per il quale sono fondamentali modifiche ai layout anche impiantistici», racconta Esposito. L’azienda ha diverse certificazioni Iso e Uni, è stata fra le prime a partetecipare al progetto Elite di Borsa italiana e partecipa a progetti europei di ricerca, in particolare sulle biomasse. «Stiamo investendo molto per essere innovativi nella produzione elettrica da biomasse, come gli scarti industriali: invece che portare via i rifiuti, li trasformiamo in energia in impianti di cogenerazione, di cui poi effettuiamo la manutenzione su base pluriennale», racconta Esposito. Prossima fermata: i servizi per la smart city. «Possiamo aiutare gli amministratori pubblici a rigenerare e rendere più sostenibile l’ambiente urbano, a partire dall’illuminazione», conclude Esposito, che può contare anche su diverse altre imprese di famiglia, il cui fatturato cumulato supera i 100 milioni, con oltre 2.500 dipendenti.
Fonte: Il Sole 24 Ore