09/06/2020 – Scuola: 90 milioni per gli edifici. Bidelli tuttofare.
Per la fase di « recovery» occorre sanificare circa 2 miliardi di metri quadri di superfici in tutto il Paese. Per farlo occorrono 2,5 miliardi di euro, circa 1 euro a metro quadro. A tanto ammonterebbe, secondo Anip-Confindustria, Associazione nazionale imprese di pulizia e servizi integrati di Confindustria, il costo per la sanificazione dell’Italia. Costi che, però, rimarranno in gran parte a carico dei privati. Il decreto Rilancio, infatti mette a disposizione 200 milioni di euro sotto forma di credito di imposta per la compartecipazione alle spese di sanificazione e adeguamento degli spazi in funzione anti-Covid con tetto massimo di 60mila euro per ciascun utilizzatore, compreso il terzo settore. Ma Anip-Confindustria evidenzia come «a oggi gli strumenti nazionali non sono sufficienti se guardiamo alle attività di sanificazione che rappresentano il presupposto cardine per la ripartenza in sicurezza dell’economia, della scuola, della vita sociale». Si tratta di un primo passo per garantire una fase 2 più sicura nella speranza che in futuro ci sia «un maggiore impegno da parte dei policy maker, non solo attraverso un incremento del credito d’imposta ma anche attraverso una estensione temporale maggiore dei termini (almeno per tutto il 2021). Va anche innalzato il tetto di spesa garantito, implementando il meccanismo della cessione del credito d’imposta. E non va dimenticato che a livello europeo occorre uno sforzo per recuperare risorse da destinare alla sanificazione». L’importante, continua Anip è che «non si ripeta più la procedura del click day come accaduto per il bando Invitalia», denunciato da MF-Milano Finanza il 14 maggio scorso: dopo 42 minuti dall’apertura dello sportello, erano state inviate richieste di rimborsi per oltre un miliardo di euro a fronte di una dotazione complessiva di 50 milioni. «Questo escluderebbe tantissime aziende dai benefici messi in campo».
Scuola, nodo da sciogliere
Tra i comparti di attività sociale per i quali la sanificazione rappresenta ancora una criticità da risolvere, quello scolastico è uno dei più controversi. Soprattutto perché bambini e ragazzi rappresentano, almeno per quanto mostrano i dati epidemiologici, da un lato la fascia di popolazione meno sintomatica rispetto al Covid-19, ma allo stesso tempo un potenziale veicolo di infezione. Soprattutto nei confronti dei soggetti con cui gli studenti vengono più a contatto, come gli insegnanti, i genitori e i nonni. Come fare allora per garantire il diritto allo studio degli oltre 7,5 milioni di studenti che frequentano le scuole dell’obbligo italiane? Secondo uno stralcio del verbale n.82 della riunione della Protezione civile tenutasi lo scorso 28 maggio, per perseguire l’obiettivo di riaprire le scuole in sicurezza per il prossimo anno scolastico è necessario contemperare la necessità di acceso all’istruzione con la tutela della salute. Tradotto, significa traslare le regole di convivenza con il coronavirus anche nei plessi scolastici. E, quindi, obbligo di mascherina per docenti e studenti (ma non per quelli con meno di 6 anni di età), distanziamento sociale (ciascuno studente dovrebbe avere a disposizione in classe almeno 4 metri quadrati) e sanificazione e pulizia degli ambienti frequente e con prodotti in grado di uccidere le eventuali particelle virali.
Collaboratori scolastici tuttofare
Il tema sanificazione è ancora molto caldo. Secondo quanto anticipa Anip a MF-Milano Finanza, i risultati di una ricerca condotta dal Cresme (Centro di ricerche di mercato, servizi per chi opera nel mondo delle costruzioni e dell’edilizia) indicano che dei 2 miliardi di metri quadri di superfici da sanificare, 93 milioni si riferirebbero a edifici scolastici. Facendo due conti, Anip evidenzia che «per un solo intervento utile a sanificarli tutti occorrerebbero circa 90 milioni di euro. Circa il doppio di quanto messo a disposizione dal decreto Cura Italia». Il nodo da sciogliere, però, non sarebbe solo di natura economica. A destare la perplessità delle aziende di settore specializzate è anche la decisione presa dal governo circa l’affidamento delle procedure di sanificazione ai collaboratori scolastici, a seguito del blocco degli appalti di pulizie affidati in passato tramite gara Consip. Il personale Ata (amministrativo, tecnico e ausiliario), senza i dispositivi di protezione individuale specifici per questo tipo di operazione di cui sono invece dotati gli addetti delle ditte di facility management, e senza competenza specifica, si troverà così a dover pulire frequentemente le superfici che offrono un maggiore rischio di contagio – « maniglie e barre delle porte, delle finestre, sedie e braccioli, tavoli/banchi/ cattedre, interruttori della luce, corrimano, rubinetti dell’acqua, pulsanti dell’ascensore, distributori automatici di cibi e bevande, ecc.», recita il verbale della Protezione civile con ben poche garanzie anche in fatto di tutela della salute di insegnati e alunni. (riproduzione riservata)