ROZZANO, 06/09/2019 – Martedì, al ritorno sui banchi, i genitori degli alunni di Rozzano non dovranno più pagare la refezione scolastica. Lo ha deciso il Comune, 42 mila abitanti, con una misura che è al momento unica in Italia e che riguarda le scuole materne, elementari e medie, per un totale di 4 mila 500 studenti. Per finanziare l’acquisto dei pasti – che sono a cura dell’Ama, partecipata comunale – sono stati stanziati 2 milioni 600 mila euro. Finora, il costo del pasto a Rozzano variava, a seconda dell’Isee famigliare, da 1 euro e 55 centesimi a 5 euro e 99, che è quanto continueranno a pagare i non residenti: gli unici esclusi dall’agevolazione. «Consideriamo la refezione scolastica parte integrante di un percorso educativo e lo valutiamo come un diritto costituzionale», spiega il sindaco Gianni Ferretti, eletto nel giugno scorso, che aveva fatto della misura un cavallo di battaglia in campagna elettorale. Auspico che queste scelte favoriscano anche il meccanismo di sanare debiti pregressi», conclude, annunciando un piano del diritto allo studio ricco di altri investimenti, anche strutturali. Secondo il dossier 2018 di Cittadinanzattiva, su tariffe e qualità dei nidi e delle mense, in Italia la spesa media mensile per la refezione scolastica è pari a 82 euro. La città meno cara è Barletta con 32 euro mensili e la più cara Livorno, con 128. In passato, Cittadinanzattiva aveva proposto che la refezione scolastica fosse inserita tra i livelli essenziali delle prestazioni ai sensi dell’articolo 117 della Costituzione e fosse quindi erogato gratuitamente. «Una misura del genere ci trova positivamente colpiti, perché è un unicum che rimanda a poche esperienze in Europa. Il momento della mensa non è solo educativo, ma supplisce anche al problema delle disparità economiche: tutti accedono a cibo della stessa qualità – commenta la vicepresidente Anna Lisa Mandorino -. È una misura che ha una sostenibilità difficile con le attuali misure con cui i Comuni fanno i conti, ma a maggior maggiore è coraggiosa. Suggeriamo di estenderla anche ai non residenti proprio per non creare disparità». Anche Barbara Agogliati, consigliere d’opposizione del Pd ed ex sindaco, sottolinea il problema economico: «È una manovra che senza dubbio va incontro alle famiglie, ma, siccome i Comuni in Italia sono ridotti all’autosufficienza, non credo possa durare. Non vorremmo che finisse solo per essere uno spot e finisse per scaricare i costi su Ama, che tanto abbiamo fatto per risanare negli anni scorsi. Il Comune ha un bilancio attorno ai 35-37 milioni di euro e per coprire queste spese dovrebbero tagliare il 10 per cento su altri servizi. Quali saranno? E se le famiglie morose nonostante tutto ancora non pagheranno, cosa succederà ai loro figli?».
Fonte: Corriere della sera