UMBRIA – Nelle mense scolastiche altotiberine verranno serviti duemila pasti usando le materie prime provenienti da terreni confiscati alle mafie. “Sicurezza, sostenibilità, solidarietà”: ristorazione scolastica smart per i comuni di Città di Castello, San Giustino e Citerna che hanno presentato il nuovo servizio, dopo l’affidamento alla ditta Allfood di Albano Laziale, sulla base di un capitolato che potenzia la gestione sostenibile, etica e a filiera corta dei circa duemila pasti quotidianamente distribuiti.
“I pasti saranno preparati con l’impiego di prodotti ortofrutticoli provenienti dall’agricoltura sociale, di derrate trasformati derivanti da materie prime provenienti da terreni sequestrati o confiscati alle mafie oppure provenienti dalla filiera corta delle aziende con sede nel circondario: a Città di Castello, San Giustino, Monte Santa Maria Tiberina e Citerna” precisa Riccardo Fioriti. Un’operazione con un valore economico complessivo di circa 5 milioni di euro, “che non è solo un servizio, ma un progetto di conversione delle abitudini alimentari e degli stili di vita nel senso del maggiori rispetto per tutte le risorse naturali” hanno dichiarato i rappresentanti dei Comuni interessati per bocca dell’assessore alle politiche sociali tifernate, Rossella Cestini.
Se sicurezza, sostenibilità, solidarietà sono le tre parole d’ordine della ristorazione scolastica prossima futura di Città di Castello, San Giustino e Citerna, un elemento importante dell’intero processo è l’approvvigionamento, che il capitolato permette nell’ambito di prodotti da agricoltura sociale, da aziende nate appunto dal sequestro dei patrimoni mafiosi, da operatori locali e a filiera corta.
“Questo è il primo punto di qualità del sistema che fa del mangiare a scuola una pratica educativa, una lezione informale di educazione civica globale. Grazie al ricorso praticamente esclusivo di prodotti biologici ci prefiggiamo il raggiungimento della percentuale del cento per cento di utilizzo per ottenere dal ministero la certificazione Bio delle mense”, hanno proseguito gli amministratori. La conversione ecologica del sistema mensa non nasce oggi ma è il risultato di un lavoro che ha gradualmente cambiato il modo di considerare il servizio e che ha coinvolto anche gli utenti in questa filosofia di riduzione del consumo e dell’impatto nell’ambito anche della lotta allo spreco alimentare. Con le scuole collegate alla cooperativa il Poliedro, verranno ritirate le eccedenze di pane, frutta, yogurt, piatti freddi, insalate, preparazioni calde per destinarle ad esempio alla rigenerazione, abbattimento e deposito in frigorifero, con la consegna agli indigenti tramite la Caritas e l’Associazione Altomare”.
Fonte: Corriere dell’Umbria – Paolo Puletti