Disinfettanti biologici a base di probiotici (come i fermenti in commercio) per contrastare le infezioni, rimodulando il microbiota ospedaliero.
Una soluzione arriva da uno studio italiano condotto da università di Ferrara, Udine e Bocconi (per i costi) e pubblicato su Infection and Drug Resistance.
Lo studio ha osservato per sei mesi i reparti di Medicina interna di cinque ospedali italiani mentre utilizzavano il metodo chimico di sanificazioneconvenzionale per le pulizie e poi, per altri sei mesi, mentre usavano detersivi con spore di tre specie di Bacillus. Sono stati coinvolti 12.000 pazienti e sono state effettuate le analisi di oltre 30.000 campioni ambientali. Con risultati più che incoraggianti, visto che l’utilizzo del Probiotic Cleaning Hygiene System, il metodo di sanificazione che si voleva testare, ha portato a una riduzione del 52% delle infezioni ospedaliere, del 60,3% del consumo di farmaci associati e del 75,4% dei costi relativi.
«Normalmente gli ospedali vengono igienizzati con detergenti chimici, ma questi prodotti hanno ormai dimostrato di non essere efficaci nella riduzione degli agenti batterici perché si sanifica nel momento in cui il personale pulisce, ma dopo pochi minuti l’ambiente si è già ripopolato di agenti patogeni», spiega Rosanna Tarricone dell’università Bocconi, co-autrice dello studio, condotto a Roma (policlinico Gemelli), Vigevano (Istituto clinico Beato Matteo), Udine (ospedali Sant’Antonio Abate-Tolmezzo), Feltre (Santa Maria del Prato), Foggia (ospedali Riuniti). Questa nuova tecnologia si usa come i normali disinfettanti o con panni pre-impregnati di una soluzione a base di probiotici. «Permette di pulire pavimenti e superfici dei reparti scacciando via i germi pericolosi che sono diventati via via sempre più resistenti ai disinfettanti tradizionali, riuscendo a mantenere nel tempo l’igienizzazione».
Tra le nuove tecnologie di sanificazione degli ambienti, un’altra novità arriva dall’ultimo congresso sulle malattie infettive. Si tratta di una macchina che produce ozono, uno dei più potenti antiossidanti disponibili in natura, che riesce a eliminare gran parte di batteri, germi, virus, lieviti, muffe, funghi, spore, pollini e acari presenti in un ambiente.
Il dispositivo è stato testato presso l’università di Padova su alcune famiglie di batteri tra le più difficili da eliminare e ha dimostrato di riuscire ad abbattere oltre il 99,98% dei principali contaminanti dell’acqua (in particolare Escherichia coli, Staphylococcus aureus, Candida albicans) e dell’aria.
Fonte: La Repubblica, Nazionale