Riportiamo gli aggiornamenti sull’inchiesta Fondazione Open de “Il Corriere della Sera” scritto a quattro mani da Antonella Mollica e Fiorenza Sarzanini in quanto l’avvenimento coinvolge alcune società nel campo del Facility Management.
di Antonella Mollica e Fiorenza Sarzanini
A poco più di due anni di distanza dall’avvio dell’inchiesta, la Procura di Firenze ha chiesto il rinvio a giudizio per Matteo Renzi con l’accusa di finanziamento illecito. L’udienza preliminare si terrà il 4 aprile davanti al gup Sara Farini. Insieme al leader di Italia Viva sono accusati anche Maria Elena Boschi e Marco Carrai, l’ex presidente di Open Alberto Bianchi, e l’ex braccio destro Luca Lotti. Il procuratore aggiunto Luca Turco e il pm Antonino Nastasi hanno chiesto il processo per 11 persone, tra politici e imprenditori, e per quattro società (tra cui Toto Costruzioni e British American Tobacco Italia), contestando reati a vario titolo che vanno dalla corruzione al traffico di influenze, emissione di fatture per operazioni inesistenti e autoriciclaggio.
La Fondazione
Open è la cassaforte che ha sostenuto la scalata di Matteo Renzi da sindaco di Firenze a premier. Nell’arco dei suoi sei anni di vita, dal 2012 al giugno 2018 ha raccolto oltre sette milioni di euro. La Procura contesta circa tre milioni e mezzo di contributi ricevuti dal novembre 2014 al giugno 2018, quando la Fondazione venne liquidata. Secondo l’accusa della Procura guidata da Giuseppe Creazzo la Fondazione avrebbe agito come articolazione di partito e Renzi avrebbe agito da direttore di fatto. Agli atti dell’inchiesta ci sono tutte le spese sostenute negli anni da Renzi e dai suoi collaboratori, dai cellulari ai biglietti del treno, dai taxi ai ristoranti e agli hotel. Le spese maggiori negli anni sono state quelle relative alla kermesse annuale della Leopolda. L’accusa contesta a Renzi di aver usufruito di «beni e servizi» per quasi 549 mila euro, pagati dalla fondazione in sei anni e mezzo.
La vicenda Toto
A Bianchi e Lotti i pm hanno contestato l’accusa di corruzione per essersi adoperati affinché venissero approvate dal Parlamento delle norme favorevoli al gruppo abruzzese concessionario autostradale. In cambio Toto avrebbe versato 800 mila euro all’avvocato Bianchi, a fronte di una prestazione professionale fittizia. Di quella somma 200 mila euro sarebbero finiti alla Fondazione, 200 mila al comitato per il sì al referendum. Nel capo di imputazione è scritto che l’accusa è contestata perché «Lotti, parlamentare della Camera, sottosegretario alla presidenza del Consiglio, segretario del Cipe, per l’esercizio delle sue funzioni, essersi ripetutamente adoperato nel periodo temporale 2014 – 2018, affinché venissero approvate dal parlamento disposizioni normative favorevoli al gruppo “Toto” e indebitamente riceveva le seguenti utilità: 801.600 euro dalla “Toto costruzioni” all’avvocato Alberto in data 5 agosto 2016 a fronte di una prestazioni professionale fittizia, somma versata da Bianchi per 200.838 alla fondazione Open e nella parte di 200mila euro al “Comitato nazionale per il sì”».
La British Tobacco
A Lotti è contestata l’accusa di corruzione perché si sarebbe adoperato per far approvare norme in materia di accise sui tabacchi ricevendo in cambio finanziamenti per oltre 250 mila euro e la nomina di un manager gradito nel collegio sindacale della società.
FONTE: CORRIERE DELLA SERA