La notizia che il Green pass vada richiesto anche nelle mense aziendali sta agitando l’estate nelle fabbriche.
Per ora il problema rimane sotto traccia, visto che la maggior parte delle aziende sono chiuse o ad andamento ridotto, ma l’annuncio del governo ha disorientato gli imprenditori. Grosse aziende come Ima, Gd o Philip Morris per il momento non lo richiedono nelle loro mense, ma nelle prossime settimane potrebbero esserci novità.
Di sicuro il parere tecnico del ministero della Salute, che ha esteso anche alle mense aziendali le prescrizioni previste per i ristoranti, suscita la reazione dei sindacati. «C’è una gran confusione», è il commento unanime delle tre sigle, che pur non parteggiando per i No Vax invitano a non inserire «discriminazioni» tra i lavoratori, convinte che i protocolli anti-Covid già operativi siano più che sufficienti, con distanziamento, turni e barriere di plexiglass sui tavoli. L’annuncio però ha sorpreso molti. I delegati hanno immediatamente chiesto lumi ai settori delle risorse umane, svuotati in questi giorni dalle ferie, e per ora l’indicazione prevalente sembra essere di andare avanti come se nulla fosse. Succede così in Gd sia ad Anzola che a Bologna, dove del resto fabbriche e uffici sono svuotati da smart working e ferie. Stessa cosa in Ima, dove lavorano solo qualche centinaia di lavoratori e le postazioni sono abbondantemente distanziate. Anche in Philip Morris a Crespellano, dove la mensa è affidata a Cir Food, per il momento il Green pass non viene richiesto: se ne parlerà domani a un incontro del Comitato di sicurezza sindacati-azienda. Lo stallo è dettato anche dal fatto che Confindustria in queste settimane è chiusa e si attendono indicazioni su come comportarsi. Diversa la situazione nelle mense aziendali che sono anche aperte al pubblico, come i Tavolamica Camst di Corticella, Casalecchio, Minerbio e Castel Maggiore, dove il Green pass viene richiesto da venerdì. Oppure anche il bar gestito da Sirio al Sant’Orsola. «Ci sono salette interne riservate ai lavoratori, il Green pass viene richiesto»spiega Daniela Dessì, della Filcams Cgil. «Non siamo No vax, ma non bisogna creare discriminazioni tra i lavoratori», spiega Maurizio Lunghi, segretario della Cgil di Bologna, mentre Michele Bulgarelli, della Fiom Cgil, sottolinea che «le mense aziendali non sono un ristorante, ma un servizio per chi lavora». Parla di «forzatura» Giuliano Zignani, segretario della Uil, secondo cui i «protocolli di sicurezza sono più che sufficienti» ed è necessario «un accordo con le parti sociali per fare modifiche». «I delegati sono in agitazione – racconta Roberta Castronuovo, della Fim Cisl – non bisogna mettere in difficoltà nessuno».
Fonte: La Repubblica