È innanzitutto un investimento sulle relazioni industriali e sul lavoro quello fatto dal settore multiservizi con l’accordo sull’ipotesi di rinnovo del contratto di lavoro, trovato dopo 8 anni di negoziati. L’intesa diverrà definitiva dopo il via libera delle assemblee dei lavoratori e avrà decorrenza da questo mese fino al 31 dicembre 2024. L’aumento economico per i 600mila addetti interessati è di 120 euro a regime per il 2° livello, con prima tranche di 40 euro questo luglio e ultima di 10 euro a luglio del 2025. La massa salariale complessiva è di 3.430 euro.
La sintesi raggiunta dalle cinque associazioni datoriali, Agci Servizi, Anip Confindustria, Confcooperative Lavoro e Servizi, Legacoop Produzione e Servizi, Unionservizi Confapi – affiancate dal direttore dell’area Lavoro di Confindustria, Pierangelo Albini – e da Filcams Cigl, Fisascat Cisl e Uiltrasporti, secondo quanto dicono le imprese in una nota congiunta, rappresenta «un importante investimento da parte delle aziende che vogliono rendere più moderno e ordinato il settore. Un segnale della volontà di contribuire alla ripartenza del paese da parte delle aziende il cui operato non è da considerarsi accessorio, ma fondamentale per la cura e la tutela di tutti, per l’economia e il lavoro». Il presidente di Anip Confindustria Lorenzo Mattioli parla «di piena soddisfazione per il risultato raggiunto, un investimento per le aziende: era importante porre l’attenzione su un aspetto fondamentale e cioè ripristinare un clima di relazioni industriali adeguate per potersi fare riconoscere dal legislatore e riuscire ad agire sul piano delle regole del settore che sono da rivedere a tutela delle aziende e dei lavoratori». Allo stesso modo, ma con un approccio diverso, i segretari generali di Filcams, Maria Grazia Gabrielli, Fisascat, Davide Guarini e Uiltrasporti, Claudio Tarlazzi, spiegano che il nuovo contratto deve «provare a costituire una ripartenza del sistema di relazioni sindacali per affrontare i nodi e le priorità del settore che necessita di regole e norme che mettano al centro la sostenibilità economica e sociale del lavoro negli appalti». Entrando un po’ più nel dettaglio l’intesa dà segnali su molti fronti, dal microassenteismo, agli appalti, alla bilateralità con il rilancio dell’Onbsi soprattutto per formazione e politiche attive, alla flessibilità su cui è stato condiviso il limite di utilizzo complessivo dei contratti a termine e in somministrazione al 35%. Vediamone alcuni.
Uno dei temi che ha assorbito molta energia nel confronto è stato il microassenteismo su cui è stata istituita una commissione paritetica, con il compito di definire con l’Inps una convenzione al fine di acquisire i dati relativi al fenomeno delle micro-assenze. Il vicepresidente di Anip Confidustria, Massimo Diamante, ricorda che «negli ultimi anni il microassenteismo è progressivamente cresciuto secondo i dati frutto del nostro monitoraggio interno. Questo ha reso necessaria l’istituzione di una commissione bilaterale che avrà il compito di acquisire i dati, affrontare il fenomeno e trovare i correttivi».
Per la parte normativa, l’intesa interviene su diversi istituti, tra cui il cambio appalti: vengono implementate informazioni e comunicazioni tra azienda cessante e azienda subentrante, con l’impegno a fornirle anche ai sindacati. Trattando il tema in maniera più ampia, il nuovo corso delle relazioni industriali e l’aspettativa di una diversa interlocuzione con il legislatore, fa guardare le parti anche al codice appalti. Nominalmente «fa specifico riferimento al fatto che le gare di servizi non devono essere assegnate solo sulla base dell’offerta economicamente vantaggiosa, ma devono essere assegnate sulla base della qualità del servizio offerto, – continua Diamante -. In realtà le gare, guidate dal massimo ribasso, generano un dumping pesante a discapito di aziende e lavoratori». Il percorso comune sulle regole è tra le priorità di questo rinnovo. «Visto che siamo nella situazione di dover rivedere il codice appalti per i settori labour intensive – aggiunge Diamante – bisogna mettere al centro il progetto dei servizi e il valore del costo del lavoro per poter fare in modo che ci sia una regolamentazione che premi le aziende virtuose».
Fonte: Il Sole 24 Ore