Settimana spezzata in due tra lavoro a distanza e in presenza. La modalità “agile” interesserà in prevalenza il mondo dei servizi, ma anche la manifattura, eccezion fatta per quelle filiere produttive, come alimentare, trasporti ed energia, per le quali è indispensabile l’impiego in presenza.
Come sarà il lavoro agile post emergenza? Intanto, lo smart working verrà utilizzato da più della metà delle aziende (54%), in maniera sostanzialmente permanente. Cambierà anche la settimana lavorativa “ideale”: non più interamente (o quasi) “da casa”, ma si preferirà spezzarla in due: 2,6 giorni in presenza, i restanti 2,4 “a distanza”, anche per recuperare rapporti sociali e interazione fisica con il proprio gruppo di lavoro, due aspetti delicati, ma che sono mancati maggiormente in questi mesi di lockdown. Non solo.
Smart working e innovazione
La modalità “agile” interesserà in prevalenza il mondo dei servizi, ma anche la manifattura, eccezion fatta per quelle filiere produttive, ad esempio di beni necessari come il settore alimentare, trasporti ed energia, per i quali è indispensabile l’impiego in presenza. I più assidui “in ufficio” sono i dirigenti (per loro lo smart working si attesta al 40,11% del tempo dedicato). Ed è stata anche la formazione a sostenere questo strumento: l’innovazione continua delle imprese, infatti, ha aiutato, e spinto, a stare “a distanza”, senza particolari ripercussioni negative, il 56% dei lavoratori.