Da ristorante a mensa aziendale, le cose da sapere

Prende piede in Italia la possibilità di riconvertire i locali per ospitare i lavoratori in pausa pranzo. Serve cambiare il codice Ateco e offrire separatamente il servizio di asporto. Esclusi autonomi e partite Iva.

La possibilità di convertire in mensa aziendale i ristoranti costretti a chiusure forzate dalle restrizioni imposte dalla pandemia si sta poco a poco facendo largo in Italia.

I primi esempi hanno dato prova di grande capacità di adattamento e spirito di sopravvivenza, sfruttando l’opportunità concessa dal governo per aumentare almeno un po’ i ricavi pesantemente gravati dai drammatici numeri di questi mesi.

A SANREMO CONVENZIONI CON I DIPENDENTI RAI

Il fenomeno ha trovato a spazio anche a Sanremo, dove un’apposita convenzione era stata concepita per i dipendenti Rai che volessero pranzare e cenare al tavolo in occasione del Festival. Il ritorno alla zona gialla ha, tuttavia, fortunatamente ridotto l’incidenza di questa opportunità.

Ma come si esplicita tecnicamente questa riconversione? Di fatto per un ristoratore è necessario soltanto modificare il codice Ateco dell’esercizio in questione, senza bisogno di sostenere costi di tipo amministrativo, fatta eccezione per le consulenze legali e commercialistiche cui spesso i titolari fanno ricorso.

I CHIARIMENTI DEL VIMINALE

Un’apposita circolare diffusa dal ministero dell’Interno nei giorni scorsi è servita a fare ulteriore chiarezza, specificando che “è consentito all’interno dei pubblici esercizi situati in ‘zona arancione’ lo svolgimento dell’attività di ristorazione in favore dei lavoratori di aziende con le quali tali esercizi instaurino un rapporto contrattuale per la somministrazione di alimenti e bevande“.

È, altresì, necessario che l’esercente, in caso di controllo, “renda disponibile agli accertatori sia copia dei contratti sottoscritti con le aziende che gli elenchi dei nominativi del persona e che potrà usufruire del servizio mensa. In ogni caso, il servizio”, va precisato, “è rivolto solo ed escluisvamente a lavoratori dipendenti e convenzionati“.

ECLUSI LIBERI PROFESSIONISTI E PARTITE IVA

Nulla da fare, dunque, per liberi professionisti e partite Iva, come opportunamente precisato dalla medesima circolare del Viminale, non essendo in questi casi configurabile “un connotato indefettibile del servizio di mensa o catering, rappresentato dalla ristorazione collettiva“.

Resta, ovviamente, valido, per gli inediti servizi di mensa, il rispetto delle norme igienico sanitarie facenti capo a qualsiasi attività dedita alla somministrazione di alimenti e bevande, unito alla disposizione di separare le aree del locale occupate dal servizio mensa da quelle dedite all’asporto.

Fonte: Foodserviceweb.it