I ristoratori a Conte: servono Cig in deroga e aiuti a fondo perduto

È durato meno di un’ora l’incontro di ieri mattina tra il premier Conte e una delegazione guidata da Lino Enrico Stoppani, presidente della Fipe-Confcommercio, che ha presentato le richieste del settore della ristorazione che sta vivendo le ore più buie. Non solo per i 24 miliardi di mancati incassi nel 2020 ma per l’assenza di prospettive di ripresa. A rischio ci sono almeno 50mila aziende del comparto che potrebbero chiudere causando la perdita di almeno 300mila posti di lavoro. Stoppani ha chiesto per bar e ristoranti contributi a fondo perduto in funzione della perdita di fatturato, come nel Decreto Legge Rilancio, ma senza il tetto dei 5 milioni di ricavi. Per quanto riguarda gli ammortizzatori sociali è indispensabile il prolungamento del Fondo d’integrazione salariale e della Cig in deroga fino al termine della crisi. Per ridurre i costi fissi è anche stata chiesta l’estensione per altri 5 mesi del credito d’imposta su locazioni e affitti insieme a norme ad hoc per la rinegoziazione dei canoni oltre a incentivi fiscali che portino al taglio spontaneo dei canoni.

Un pacchetto di misure mirate ed emergenziali a cui il Presidente Conte ha garantito la massima attenzione verso la ristorazione, i pubblici esercizi e il massimo sostegno del settore. «Stiamo studiando misure mirate che saranno calibrate sulla base delle concrete esigenze» ha detto il premier.

Sullo sfondo pesa l’esasperazione degli esercenti più colpiti, in particolare quelli di Campania, Lazio e Lombardia oltre a quelli attivi nelle città d’arte. Altrettanto grave la situazione delle attività di banqueting e catering. Presente all’incontro c’era anche Paolo Capurro presidente dell’Associazione nazionale banqueting e catering (Anbc), comparto con 2mila imprese, 100mila addetti e un giro d’affari di circa 2,2 miliardi. «Siamo in attesa di vedere realizzati gli interventi necessari a tenere in vita il comparto» aggiunge Capurro a cui il premier ha confermato che il numero chiuso di 30 partecipanti per le feste riguarda solo le cerimonie come matrimoni e battesimi ma non gli eventi legati al mondo congressuale e business. Qui vengono applicate le regole del distanziamento in funzione dello spazio a disposizione.

È drammatica la situazione di tour operator, aziende turistiche e agenti di viaggio fermi dal lockdown di marzo. «Imprese in questo momento sono a fatturato zero. Per noi non c’è nulla – ha detto Pier Ezhaya, presidente di Astoi Confindustria Viaggi, al Ttg Travel Experience di Rimini -. La nostra situazione è davvero drammatica, più è dura la crisi e più miete vittime. Un mese si resiste, due si fatica ma 6-7 mesi è troppo dura e l’orizzonte è di arrivare così almeno ad aprile. Ci sorprende che una situazione così tragica come quella che stanno vivendo le aziende turistiche non raccolga urgenza da parte del Governo». Ezhaya evidenzia l’endemica lentezza della macchina burocratica nel distribuire i fondi. Si tratta di 250 milioni, un terzo di quanto richiesto mesi fa da Astoi. «Sono stati stanziati da agosto e sono ancora in attesa di avere l’ok dell’Unione europea per superare la vicenda degli aiuti di Stato. Da un giorno all’altro le aziende pensano di chiudere, ci sono dei soldi stanziati e sono fermi. È assurdo. Questo forse è ancora più grave che non aver stanziato nessun fondo». La sua non è una presa di posizione ma un grido di “fare presto” per salvare queste imprese.

Fonte: Il Sole 24 Ore