09/07/2020 – La sanificazione dei sistemi e la pulizia dei filtri (consigliata dalle linee guida dell’Istituto Superiore di Sanità) è una pratica da seguire sempre. L’impianto singolo non «importa» i virus ma si possono applicare tecnologia e filtri ad hoc.
Da una parte, le temperature che in questi giorni d’estate hanno iniziato ad arroventare le nostre città. Dall’altra, un dubbio, emerso da letture e interpretazioni, chiusi nel lockdown per il Covid-19: ma in questa estate sarà possibile accendere gli impianti di condizionamento o i sistemi di climatizzazione rischiano di essere un veicolo per il diffondersi del virus in ambienti chiusi?
Due concetti base
La risposta sta in una serie di concetti chiave, che vanno compresi. Primo: la sanificazione dei sistemi e la pulizia dei filtri (consigliata di recente anche da un documento di linee guida emanato dall’Istituto Superiore di Sanità) non è una pratica straordinaria cui dobbiamo ricorrere quest’anno, in via eccezionale, per scongiurare il rischio coronavirus. «Si tratta, al contrario, di una buona norma, che andrebbe praticata sempre – spiega Giuseppe Bonfante, esperto della Onleco, società di consulenza e servizi ingegneristici – che si sia reduci o meno da un periodo straordinario come quello vissuto la scorsa primavera. Anche perché gli interventi di pulizia professionale possono favorire una maggiore efficienza dell’impianto».
Secondo: occorre distinguere da impianto a impianto. Gli impianti di climatizzazione (specialmente quelli installati nelle nostre case, che lavorano con un’unità esterna e uno o più split interni) non sono in grado di introdurre in casa un virus presente all’esterno né di diffonderlo nell’ambiente o di concentrarlo, per il semplice motivo che i ventilatori esterni lavorano in sinergia con l’unità interna in modo ermetico: non c’è scambio d’aria, ma solo un gas refrigerante che corre tra le due unità. Ipotizziamo però che all’interno dell’appartamento ci sia una persona affetta dal virus. Anche in casa, in linea teorica, il virus potrebbe essere spostato dal movimento dell’aria, ma il medesimo principio vale anche per i ventilatori o le pale a soffitto.
I sistemi centralizzati
Una condizione che peggiora laddove i sistemi di climatizzazione siano centralizzati (è il caso di uffici, alberghi, ma anche mezzi di trasporto): si tratta di impianti che, in genere, prelevano l’aria da un ambiente e la trattano, trasferendola anche in un altro ambiente. Il virus, in questo caso, può spostarsi anche fra locali diversi. «Per diminuire il rischio e ridurre la carica virale dell’ambiente – spiega Alessandro Giuliani, di nrgzero – è possibile aumentare i ricambi orari di aria esterna. Tenendo conto che l’operazione può ovviamente incidere sui consumi energetici, visto che la macchina dovrà lavorare di più per riscaldare, raffrescare o umidificare l’aria. Per questo, per ciò che riguarda il comparto residenziale o gli uffici a ridotto afflusso di persone, ventilare e mantenere dei buoni standard di igiene, controllando l’assenza di persone infette, può essere sufficiente».
Esistono poi sistemi di sanificazione specifici, come filtri Hepa ad hoc o tecnologie che vanno dall’impiego di lampade UV alla ionizzazione e ozonizzazione degli spazi. Va detto che non esistono però studi specifici rispetto alla comprovata efficacia verso il coronavirus. «Più in generale, se dal solo Covid parliamo di qualità dell’aria indoor, oltre a inserire impianti di ventilazione meccanica controllata o naturale – prosegue Bonfante – è possibile anche ricorrere a sistemi capaci di misurare la presenza in uno spazio di inquinanti chimici, biologici e fisici e che avvertono chi è all’interno sulla necessità di ventilare».
La pulizia
Compreso il quadro, come si può pulire una macchina già installata in casa? Premesso che la pulizia principale dei climatizzatori andrebbe fatta a fine stagione (verso settembre-ottobre) e ripetuta a inizio estate, per evitare che polvere e sporco si incrostino sull’apparecchio durante l’inverno, l’operazione può essere fatta anche dal singolo proprietario di casa. Con l’interruttore elettrico dedicato o staccato, occorre innanzitutto controllare che griglie e i filtri siano puliti: le prime sono in genere supporti di plastica, che possono essere igienizzati con acqua calda e sapone. Per ciò che riguarda, invece, i filtri sono sovente lavabili e possono essere sostituiti con una cadenza almeno mensile.
Il motore esterno, se posizionato in un luogo raggiungibile, si può spazzolare (anche con l’aspirapolvere) e lavare con un panno umido e sapone. Ogni altro controllo, come quello del liquido refrigerante, va effettuato annualmente da un tecnico: più che altro è di nuovo per una questione di efficienza (ad esempio, per il rischio di eventuali perdite di pressione).
Fonte: Ilsole24ore.com