22/05/2020 – Nelle settimane della Fase 1 il calo del fatturato è stato del 67% e, se nei prossimi mesi ci sarà l’attesa ripartenza sebbene a ritmo ridotto, i ricavi segneranno il calo del 40% rispetto ai 4,1 miliardi del 2019.
Un crollo che per il comparto della ristorazione collettiva che serve imprese, scuole, sanità e forze armate potrebbe portare a circa 52mila esuberi, di cui 40mila nella sola refezione scolastica. Questi i dati che fotografano lo stato di profonda crisi in cui versano le circa mille imprese che offrono il servizio di mensa alle collettività.
Le strategie per la ripartenza mercoledì sono state al centro del comitato strategico direttivo di Oricon, l’Osservatorio ristorazione collettiva e nutrizione creato dalle principali aziende del settore. Al Governo vengono richiesti soprattutto un nuovo pacchetto di ammortizzatori sociali. «Non vogliamo perdere il nostro personale formato in tanti anni e competente – premette Carlo Scarsciotti, presidente Oricon -. Speriamo nella ripartenza delle mense scolastiche. Finora è ripresa l’attività delle fabbriche mentre per gli impiegati immaginiamo il ritorno in azienda forse nel 2021. Per questo le prossime 5 settimane di Cig non sono sufficienti: termineranno a inizio giugno ma chi copre il periodo successivo? Perché non è stata inserita nel decreto Rilancio?» si chiede Scarsciotti. In altre parole la Cig dovrebbe arrivare fino ad autunno. «Il Dl Rilancio è molto deludente e le imprese sono sorprese per la mancanza di misure specifiche e l’assoluta inadeguatezza degli ammortizzatori sociali», continua Scarsciotti.
Per quanto riguarda il segmento delle mense aziendali sono due gli scenari possibili: con una ripartenza a scartamento ridotto a fine anno il calo dei ricavi sarà di un terzo. Se si continuerà con lo smart working la perdita stimata sarà del 50%, con ricavi a 650 milioni dai 1,2 miliardi del 2019. In questo caso ci sarebbero circa 10mila possibili esuberi sui 26mila addetti nelle mense aziendali.
Fonte: Il Sole 24 Ore