21/04/2020 – Sanificazione dell’atrio condominiale, dell’ascensore e delle altre parti comuni, portinaio sotto controllo, nuove regole per i rifiuti, contagiati da tenere a bada e imprese esterne da controllare: mai come in questi mesi la la sicurezza dello stabile è responsabilità dell’amministratore. Sanificazione, portineria, raccolta rifiuti, gestione della privacy, interventi di esterni nel condominio: il tema della sicurezza in condominio, in questi mesi di emergenza, assilla gli amministratori e i condòmini più attenti. La vita non è cambiata solo per strada ma anche negli spazi comuni, dove va immaginata una pluralità di persone che non si devono neppure sfiorare ma che condividono luoghi e attrezzature.
La sanificazione
Emerge (si veda anche il webinar del Sole 24 Ore in collaborazione con Anaci del 17 aprile scorso) la necessità che la sanificazione venga svolta da un’impresa specializzata e autorizzata a questo genere di operazioni e non da una semplice impresa di pulizie. Questo per la sicurezza reale dell’edificio ma anche per i riflessi di comportamenti rischiosi da parte dell’amministratore nella scelta dell’impresa. La sanificazione costa (dai 500 euro in su per un condominio sui 20-25 appartamenti) e l’amministratore si espone a critiche da parte dei condòmini meno avveduti ma non deve dimenticare che «atti conservativi» delle parti comuni appartengono alla sua autonomia (articolo 1130, n. 4, del Codice civile) in quanto dovuti e non sono soggetti all’assemblea, dato che sono quelli che servono a preservare l’insieme dei beni comuni, a mantenerli nello stato di fatto e di diritto ottimale e a conservare la loro naturale funzione. Ed è ovvio che una parte comune dove ci si può contagiare non assolve alla sua funzione.
La privacy
A questo tema si lega strettamente quello della privacy: la sanificazione, infatti, va messa in atto quando si viene a conoscenza di un caso di Covid-19 nell’edificio. L’amministratore deve quindi avvisare i condòmini (senza fare nomi), sanificare e vigilare come può per accertarsi che la famiglia contagiata non si muova dall’appartamento, anche offrendo il suo aiuto per organizzare le necessità urgenti.
I problemi possono nascere quando si tratta solo di sospetti magari comunicati da altri condòmini: qui bisogna muoversi con grande cautela comunicando con delicatezza con gli interessati e cercando conferme ed eventualmente interessando le autorità sanitarie; è sempre presente il rischio di un’accusa di epidemia colposa, quindi pensiamoci bene prima di mettere la privacy davanti a tutto.
In portineria
La guardiola non va chiusa, essendo un’attività lecita, ma ogni precauzione va assunta a tutela del custode, che è un lavoratore dipendente del condominio, a partire dalle distanze (il riferimento è il protocollo Governo-sindacati del 14 marzo scorso) fornire ai lavoratori le mascherine e i guanti di protezione e scaglionare gli ingressi nel condominio. Se l’ambiente non si presta, è meglio scegliere di sospendere il servizio o mettere il portinaio in cassa integrazione.
La raccolta rifiuti
L’amministratore deve estendere ai condòmini le prescrizioni della Asl. A Milano, una delle poche città ad avere i locali rifiuti nell’edificio, con i bidoni per la raccolta differenziata, le variazioni alle prescrizioni di base riguardano i rifiuti legati alla gestione dell’epidemia: fazzoletti, mascherine e guanti vanno messi nell’indifferenziata ma i contagiati non devono più differenziare i rifiuti e tutto va gettato nell’indifferenziata in sacchetti ben chiusi. Precauzioni valide ovunque e che vanno affisse in bacheca.
Gli esterni in condominio
Le responsabilità colpose dell’amministratore si estendono anche a chi può contrarre il virus nelle parti comuni dell’edificio. Quindi, non considerando, ovviamente, i volontari che aiutano contagiati, anziani e disabili, dovrà fare in modo che il personale delle imprese di pulizia o manutenzione sia protetto in modo adeguato e fissare gli orari dell’intervento da comunicare ai condòmini in modo da evitare contatti.
Fonte: Il Sole 24 Ore