ROMA 02/03/2020 – Sindacati e associazioni imprenditoriali tornano giovedì al tavolo del ministero del Lavoro per definire la situazione dei 4.000 dipendenti delle aziende di pulizie che sono rimasti senza lavoro dopo l'”internalizzazione” dei servizi nelle scuole. Da oggi prendono servizio i nuovi dipendenti delle scuole, assunti come personale Ata (collaboratori scolastici): poco più di 11.000, 4.000 in meno rispetto ai lavoratori che si occupavano delle pulizie attraverso gli appalti concessi alle società esterne. Da settimane Anip-Confindustria, Confcooperative e Legacoop insieme ai sindacati di settore chiedono una soluzione per i lavoratori rimasti fuori dalle assunzioni. La scorsa settimana si sono uniti alla protesta anche i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil Maurizio Landini, Annamaria Furlan e Carmelo Barbagallo, che hanno lanciato un appello al governo perché vengano individuate risposte e garanzie per tutti.
In una nota congiunta, Massimo Stronati, presidente di Confcooperative Lavoro e Servizi, Andrea Laguardia, responsabile del settore di Legacoop Produzione e Servizi e Giovanni Gianesini, presidente di Agci Produzione Lavoro, ribascono che da oggi, oltre ai “4.000 operatori delle pulizie scolastiche restano a casa”, 7.000, “sugli 11.000 che saranno assunti, subiranno una drastica riduzione dell’orario di lavoro e un taglio del 50% degli stipendi”. “Lavoratori a casa, imprese in difficoltà e scuole con meno servizi di sanificazione proprio mentre l’emergenza Coronavirus richiede servizi supplementari professionali e maggiore personale. – rilevano ancora Stronati, Laguardia e Gianesini – Abbiamo sottoposto al governo varie ipotesi di risoluzione per dare continuità lavorativa a lavoratori e imprese. Abbiamo ricevuto soltanto dei no. Di fronte all’assenza di proposte del governo per risolvere il problema degli esuberi, siamo stati costretti a chiudere in modo negativo la procedura di licenziamento collettivo. Malgrado questo, il sistema delle imprese farà il possibile per arginare i danni per i lavoratori e le aziende”.
Per il momento, il ministero dell’Istruzione si è limitato a chiarire con una circolare che i lavoratori oggi sarebbero stati assunti comunque, anche nelle scuole chiuse per via dell’emergenza coronavirus. Mentre nei casi di contratti part-time, è legittimo che i nuovi dipendenti delle scuole con un orario al 50% possano anche “svolgere un’altra attività lavorativa subordinata alle dipendenze di soggetti privati, nel rispetto delle vigenti norme sulla incompatibilità. In particolare, resta inteso che il secondo rapporto di lavoro, che va dichiarato dal dipendente e autorizzato dal dirigente scolastico, deve essere parimenti a tempo parziale e compatibile, anche in termini di proporzionalità, con l’orario di servizio e con le necessità dell’istituzione scolastica”.
Fonte: La Repubblica