ROMA 27/02/2020 – A rischio la pulizia dei 32mila plessi scolastici. Dal 1° marzo sono internalizzate le pulizie delle scuole, e circa 5mila dipendenti assunti a tempo indeterminato full time dalle imprese sono in esubero, con le procedure di licenziamento avviate. Il passaggio di consegne, peraltro, si preannuncia pieno di incognite, non sono ultimate le graduatorie del concorso bandito dal Miur, pendono minacce di ricorsi e c’è un malcontento diffuso tra i neoassunti in part time che avranno orario e salario dimezzato. A lanciare l’allarme è Lorenzo Mattioli, presidente Anip-Confindustria: «Ci sarà un peggioramento dei servizi di pulizia – afferma -, in una fase particolarmente delicata per le scuole, vista l’emergenza coronavirus. È una gigantesca cambiale elettorale, il governo punta a creare un carrozzone pubblico sottraendo alle imprese di settore la pulizia delle scuole, la manutenzione e il decoro senza alcuna attenzione alla qualità. A gestirle saranno i presidi, che avranno meno tempo per occuparsi delle attività scolastiche».
Sono 16.700 i dipendenti delle aziende private o delle cooperative assunti a tempo indeterminato full time, mentre per le assunzioni pubbliche i posti a disposizione sono 11.263, in buona parte con contratti a tempo indeterminato part time per 18 ore settimanali ed una retribuzione che si aggira sui 480 euro mensili. «Finora solo in 7mila possiedono i requisiti richiesti dal bando – continua Mattioli-, il titolo di terza media, l’assenza di carichi penali e almeno 10 anni di servizio. Verranno assunti in base ad una graduatoria per titoli, nonostante nella Pa il concorso pubblico debba rappresentare il canale d’ingresso. Allo stato attuale questa operazione produrrà quasi 10mila disoccupati. Non siamo in grado di riassorbirli, il Governo deve prendersi la responsabilità di trovare una soluzione al problema. Pagheremo la Naspi, ma salteranno le clausole sociali del cambio appalto».
Il settore Facility management, cleaning, igiene e sicurezza dal 2013 al 2017 ha creato 24.660 posti di lavoro, le imprese sono cresciute dell’11,5% , i lavoratori sono quasi 600mila con un giro d’ affari di 25 miliardi. «Vogliono distruggere un settore in crescita che rappresenta 1,5 punti di Pil – continua Mattioli -, le nostre imprese potevano garantire servizi di sanificazione nelle scuole, come fanno per ospedali, aeroporti e treni. Con queste finte stabilizzazioni il Governo si muove in controtendenza rispetto al resto d’Europa, dove queste attività “no core” sono affidate alle imprese specializzate. Senza trascurare che questa internalizzazione costerà allle casse pubbliche 2 miliardi nei prossimi 10 anni, perchè a causa della denatalità serviranno meno dipendenti. Chiediamo al Governo di concedere una proroga almeno fino alla fine dell’anno scolastico».
Preoccupate anche Filcams, Fisascat e Uilt che considerano «inaccettabile che un percorso che vede la stabilizzazione di tanti lavoratori, abbia come epilogo il licenziamento e il peggioramento delle condizioni economiche di migliaia di lavoratori». In vista della ripresa odierna del confronto con i rappresentanti delle imprese e del governo, i sindacati chiedono «l’avvio di un confronto alla Presidenza del Consiglio per la definizione di un percorso che garantisca la tutela occupazionale e reddituale di tutti i lavoratori interessati».
Fonte: il Sole 24 Ore