TORINO, 16/10/2019 – Manital passa di mano e adesso spera nel rilancio. I. G. I. Investimenti Group, fondo industriale specializzato nelle ristrutturazioni aziendali, ha comprato il colosso del Canavese che, compreso l’indotto, dà lavoro a 10 mila lavori. È una soluzione che dà ossigeno a un gruppo in difficoltà, alle prese con pagamenti in ritardo e proteste dei dipendenti. «Questo è un piano di rilancio industriale e non di liquidazione – dice Graziano Cimadom, presidente della società di Ivrea che resterà all’interno dell’azienda, anche se non si sa ancora in quale veste e ruolo –. Non potevamo fare diversamente, c’erano posti di lavoro da salvare e una realtà da rilanciare». A soffocare Manital c’erano appalti Consip con la pubblica amministrazione vinti ma mai partiti, dal valore di 600 milioni di euro. Il paradosso, in questa vicenda, che mischia questioni industriali a procedure giudiziarie (il caso è monitorato dal Tribunale di Torino), è che la situazione di Manital era ed è monitorata dal ministero dello Sviluppo Economico, mentre un altro settore della pubblica amministrazione, il Miur, ad esempio, blocca un appalto Consip per decine di milioni di euro. A presiedere il nuovo board di Manital sarà Giuseppe Incarnato, già presidente e amministratore delegato di I. G. I. Investimenti Group e di Semitechgroup. «Penso che il gruppo, campione italiano del facility management con 300 milioni di ricavi, possa rappresentare una straordinaria opportunità per consolidare la nostra presenza in Italia. E dopo la messa in sicurezza del gruppo, assicurando i livelli occupazionali attuali, elaborare anche il nuovo piano industriale di rilancio». Il piano sarà presentato dalla nuova compagine entro il 30 novembre e prevede una spinta all’internazionalizzazione, come stanno facendo tutti gli altri concorrenti sul mercato. È infatti di questi giorni la notizia che Rekeep, uno dei principali concorrenti italiani di Manital, è entrata nel mercato polacco con l’acquisizione di Naprzod leader nel settore sanitario . –
Fonte: La Stampa