Nelle mense scolastiche di Parma, i menu serviti ai bambini rispondono in maniera adeguata alle linee guida relativa agli aspetti nutrizionali. In termini di volumi, il 55% dei prodotti è infatti rappresentato da frutta e verdura. Una percentuale che risulta quasi raddoppiata rispetto ad altri Paesi europei (Regno Unito, Croazia, Serbia, Grecia), dove la presenza di questi prodotti nei menu scolastici arriva, nella migliore delle performance, al 30%. I risultati, emersi dal progetto di ricerca europeo Strenght2Food, sono stati illustrati a Cibus Off da un gruppo di esperti dell ‘ Università di Parma che partecipano allo studio, condotto su alcune scuole primarie della città. «Per quanto concerne la ristorazione scolastica, Parma restituisce un livello di efficienza ambientale certamente migliore, rispetto a quanto osservato in altri Paesi – spiega Michele Donati, ricercatore del dipartimento di Scienze chimiche, delle vita e della sostenibilità ambientale -. La frutta e la verdura presenti, con una quota assai rilevante, all’interno dei menu, sono prodotti biologici o da filiera corta ». Ma sul fronte della ristorazione scolastica, il «modello Parma» si conferma un’ eccellenza pure sotto un altro aspetto. «Nel suo capitolato di gara evidenzia Gianluca Lanza, assegnista di ricerca del dipartimento di Scienze economiche – il Comune di Parma prende in considerazione soprattutto le caratteristiche dei prodotti e la loro provenienza, circoscritta ad un raggio di 100 chilometri». Un focus della ricerca viene dedicato agli scarti. Nelle mense scolastiche di Parma lo spreco maggiore riguarda le verdure, che restano un tabù nell’alimentazione dei più piccoli. «Le percentuali di scarto risultano invece molto basse per i primi e per i secondi: carne e pesce sono i piatti più apprezzati» fa notare Beatrice Biasini, dottoranda del dipartimento di Scienze degli alimenti e del farmaco del nostro Ateneo. «Come ridurre gli sprechi? Una maggiore attenzione da parte delle maestre, sarebbe utile. Ma anche le aziende del settore dovrebbero migliorare la presentazione dei piatti». «Qualche anno fa – ricorda Francesca Scazzina, docente di Nutrizione e salute dell’Università di Parma – era partito un progetto in via sperimentale nelle mense scolastiche della nostra città: una figura con competenze specifiche seguiva le singole classi, stimolando i bambini all’assaggio delle pietanze. La situazione era migliorata».
Fonte: La Gazzetta di Parma – VITTORIO ROTOLO