Fonte: Il Fatto Quotidiano di sabato 06/04/2019
Siamo a Corsico, roccaforte della ‘ndrangheta a sud di Milano. Il Comune oggi corre verso il commissariamento, dopo le dimissioni – due giorni fa – del sindaco Filippo Errante, eletto nel 2015 con una coalizione Lega-Fratelli d’Italia. La crisi ora è prima di tutto politica, ma a Corsico, comune limitrofo a quello di Buccinasco, è la permeabilità della Pubblica amministrazione alla presenza dei clan il problema. Proprio su questo, da tre mesi, negli uffici del Comune è al lavoro una Commissione ministeriale. Relazioni pericolose maturate sul territorio e non emerse da indagini giudiziarie: nessuna richiesta di arresto, nessun indagato.
Una sagra di prodotti calabresi organizzata da commercianti vicini alla ‘ndrangheta, una lista elettorale con il nipote del boss, lavori pubblici appaltati ad aziende con dipendenti pregiudicati per associazione mafiosa, traffico di droga e armi, frodi in pubbliche forniture, gioco d’azzardo e altri reati spia. E ancora: imprenditori incensurati in contatto con i nuovi manager delle cosche della Locride e aziende in lizza già finite nel vortice romano di Mafia Capitale. Senza dimenticare il settore immobiliare, terreno di conquista di politici e figli dei boss. La storia ha un prologo. Amministrative 2010.
Nella lista “Vivere Corsico” corre Marco Molluso, pregiudicato per droga e nipote di due boss della ‘ndrangheta: i fratelli Giosofatto e Francesco Molluso. Il primo, coinvolto nell’inchiesta Infinito del 2010; il secondo, nella maxi-operazione Nord-sud del 1993. Il giovane Molluso sarà il terzo dei non eletti. Presidente e candidato della lista è Filippo Errante: il futuro sindaco. Nel 2016, la sua poltrona si fa bollente con il caso del patrocinio al Festival dello Stocco di Mammola, in Calabria, organizzato da personaggi imparentati con la cosca Perre, a sua volta federata con la potente consorteria dei Barbaro-Papalia di Platì. La delibera del patrocinio viene firmata e poi revocata. Nel 2017 la giunta viene azzerata, anche se Errante resta in sella fino alle dimissioni di due giorni fa.
A Corsico, l’incrocio di attività economiche e mafiose tocca l’intero arco dei servizi pubblici del Comune: dai rifiuti all’illuminazione, dalle mense scolastiche alla manutenzione delle strade.
Il tutto a partire dal 2015. Il servizio di igiene urbana, per esempio: qui Amsa, la municipalizzata del Comune di Milano, ha un contratto per circa 20 milioni di euro dal 2015 al 2021. Per oltre un anno viene fatto un subcontratto a una società che si occupa del trasporto di rifiuti ingombranti: l’azienda, con sede in Campania, è iscritta alla White list. Peccato che, fra le maestranze, circa 20 abbiano precedenti per associazione mafiosa: molti originari di Gela, in Sicilia. Anche altre due società che hanno lavorato per Amsa, pur avendo regolare iscrizione in White list, mostrano criticità: in un caso sono emersi contatti di affari tra i titolari e le giovani leve della cosca Barbaro-Papalia; nell’altro, l’impresa, con sede ad Assago (Mi), ha avuto dipendenti pregiudicati per mafia, fra cui un siciliano condannato a 15 anni di carcere per 416-bis e per occultamento di cadavere. Capitolo illuminazione: un appalto da 10milioni di euro per 20 anni. Nel 2016 vince la Gemmo spa, società pulitissima con sede nel Vicentino. Per la Gemmo ha lavorato la Im3 srl, riconducibile ai parenti di Nicola Lucà, coinvolto nell’inchiesta Infinito e ritenuto dalla Procura appartenente alla locale di ‘ndrangheta di Cormano.
La storia si ripete nel settore pulizie degli uffici comunali. Qui il censimento è rapido: i lavori vengono affidati alla Miorelli service. La società, nel tempo, ha avuto 130 dipendenti su circa 4mila con precedenti per droga, armi, usura, gioco d’azzardo e pure qui non mancano quelli per associazione mafiosa. Tra questi, anche una donna-boss condannata in primo grado perché collegata al clan Capriati di Bari.
Stesse opacità negli appalti delle mense scolastiche e affini: per la società che si aggiudica il contratto hanno lavorato Pasquale Perre e Domenico Zinghini, entrambi collegati alla ‘ndrangheta di Platì trapiantata sul Naviglio. Quasi 20 milioni di euro, fino al 2027, costa al Comune il servizio di ristorazione, pulizie, portierato e bidelleria. La gara ancora deve essere affidata. L’offerta più vantaggiosa è stata fatta dall’Ati composta da due società, la Vivenda Spa e La cascina global service, destinatarie di interdittive antimafia (poi revocate) perché coinvolte nell’inchiesta Mafia Capitale.
Poi c’è il settore immobiliare che qui a Corsico rappresenta la vera passione dei politici e degli eredi della ‘ndrangheta. Parenti dei boss e politici però non compaiono nelle stesse società. Marco Molluso nel 2015 apre un’agenzia immobiliare. Case, terreni e anche bar. Ecco poi Vincenzo Cirulli, presidente del consiglio comunale e già nella lista politica di Molluso. Cirulli ha avuto e ha interessi in diverse agenzie immobiliari, spesso in società con altri politici. Nella Chiesetta immobiliare è in società con Luigi Rapetti, consigliere comunale della vicina Buccinasco in quota Fratelli d’Italia. Rapetti, già nella lista “Vivere Corsico”, a sua volta è socio nella Res Real estate srl con Antonio Saccinto, ex assessore di Corsico. Lo stesso Saccinto qualche mese fa ha partecipato al funerale di un noto personaggio legato al milieu ‘ndranghetista della zona. Sempre Rapetti a dicembre ha iniziato i lavori per aprire una agenzia immobiliare nei locali che nel tempo hanno ospitato esercizi commerciali (un parrucchiere e due bar) riconducibili alla cosca Papalia. I muri sono di un siciliano incensurato, il quale ha dato in locazione immobili a personaggi legati al clan Barbaro-Papalia. Succede per un capannone di Buccinasco dato a Giuseppe Monteleone titolare della Gm Gomme. Qui nel 2012 ha lavorato Rocco Barbaro detto u Sparitu, ritenuto il referente al nord della ‘ndrangheta e oggi in carcere con una condanna per mafia.
L’assedio è evidente. Iniziato non ieri, ma già dal 2011, quando l’indagine Platino certificò contatti tra l’allora ex sindaco Pd Lino Graffeo e personaggi vicini alla cosca Papalia. Graffeo non fu mai indagato. E così la storia è andata avanti. Fino ai giorni nostri.
Fonte: Il Fatto Quotidiano di sabato 06/04/2019