Mense scolastiche: Marco Bianchi, foodmentor e genitore, ha lanciato un progetto di studio delle mense scolastiche. Perché? Per scoprire cosa mangiano davvero i bambini e porre le basi all’educazione e alla consapevolezza alimentari.
Con il riavvio del nuovo anno scolastico, i bambini non sono tornati sui banchi solo per studiare, ma anche per condividere uno dei momenti più importanti della giornata: quello del pasto. Consumato a mensa, il loro menu è solo il punto di arrivo di un elaborato percorso della ristorazione scolastica, che ha l’obiettivo quotidiano di offrire un pasto bilanciato e controllato.
Un tema che preme molto un po’ a tutti i genitori, compreso il il food-mentor e divulgatore scientifico per Fondazione Veronesi (e papà) Marco Bianchi. Che dal suo blog ha lanciato un progetto ad hoc. «Prima che mia figlia quest’anno iniziasse la scuola primaria – anche perché sollecitato dall’argomento mensa sui miei canali social – ho voluto toccare con mano il mondo della ristorazione scolastica e permettere anche agli altri genitori di seguirmi, offrendo un punto di vista consapevole», racconta.
Grazie al supporto dell’Osservatorio per la Ristorazione Collettiva e Nutrizione, che ha mobilitato tutta la rete delle aziende che hanno aderito all’iniziativa, Bianchi ha così fatto decollare il suo viaggio dentro le mense. «Sono entrato all’interno dei centri cottura, visitato i campi di coltivazione, intervistato i fornitori, conosciuto cuochi e personale, dialogato coi nutrizionisti». Risultato? Promossi. Da un primo screening sui centri cottura nel centro Italia, Bianchi ha appurato «un buon grado di attenzione e meticolosità legata alla scelta della materia prima, alla territorialità e alla stagionalità». Anche se, soprattutto del Sud, c’è ancora molto da fare per adeguare i menu alle linee guide del Ministero, «ci sono però regioni virtuose che cercano di introdurre proteine vegetali limitando quelle animali, o diversificano l’offerta dei cereali».
L’educazione alimentare non è solo questione di “cosa” viene messo in tavola. «Bisognerebbe entrare nelle scuole, parlare coi bambini durante l’ora del pasto e incontrare i genitori per conoscere le loro esigenze e metterli al corrente dei punti critici. Anche parlando di una corretta alimentazione, che parte sempre e comunque dall’esempio che le mamme e i papà danno a loro volta in casa».
Fonte: D-Repubblica